Lo strano Europeo di Jens Todt

“Pronto Jens, sono Berti Vogts”. Sono più o meno le 20.30 di una serata di fine giugno del 1996. Jens Todt, neoacquisto del Werder Brema, sta cenando con sua moglie in un ristorante italiano nel centro della città del nord della Germania. Squilla il cellulare, ancora una rarità, pure per un calciatore. Il Berti che sta dall’altra parte del telefono non è una persona qualsiasi. È il ct della Nazionale tedesca che in quel momento è in finale all’Europeo che si sta svolgendo in Inghilterra. L’ex difensore del Borussia Mönchengladbach, campione del mondo nel 1974, va subito al punto. “Abbiamo così tanti infortunati– dice il ct come ha riportato nel 2016 lo stesso Todt – che è stata approvata una regola speciale e possiamo chiamare un giocatore per la finale. L’aereo parte domattina alle 8 da Brema per Londra”.

Todt saluta, chiude la comunicazione, paga il conto e va a casa. Lui e sua moglie fanno le valigie. Per Jens, classe 1970, professione centrocampista, non è la prima convocazione. Tra l’ottobre 1994 e il giugno 1995, quando il “suo” Friburgo faceva stropicciare gli occhi a tutta la Germania per il suo gioco divertente e offensivo, Vogts l’ha chiamato e schierato per tre spezzoni di partita, l’ultimo contro la Spagna. Poi più nulla, fino a quella telefonata. Per Todt non è neppure la prima volta a Londra. Solo qualche giorno prima era volato insieme ai suoi compagni del Werder Brema a vedere la semifinale dell’Europeo giocata a Wembley e vinta dalla Germania contro l’Inghilterra dopo l’errore di Southgate dal dischetto.

Ora però nella capitale inglese Todt, che viene mandato dopo l’atterraggio in albergo e poi in conferenza stampa prima di sostenere due allenamenti, ci va da giocare e non da turista. Quella che trova nel ritiro è una Germania in seria difficoltà. Ci sono alcuni giocatori indisponibili per infortunio Mario Basler, Jürgen Kohler, Steffen Freund e Fredi Bobic, due squalificati Andreas Möller e Stefan Reuter. In più capitan Klinsmann è in forse per una botta rimediata in semifinale. Vogts è talmente a corto di uomini, che avendo solo otto giocatori di movimento disponibili fa preparare le divise “da campo” pure per Oliver Kahn e Oliver Reck, i due portieri di riserva. Nonostante la chiamata del centrocampista il ct della Germania, che recupera Klinsmann, in finale porta solo cinque giocatori in panchina, compresi Reck e Kahn. Todt va in tribuna a soffrire. E la Repubblica Ceca farà penare non poco la Nazionale capitanata da Klinsmann. Per vincere i tedeschi avranno bisogno dei supplementari e della doppietta di Oliver Bierhoff, per tutta la competizione riserva di Klinsmann, Bobic e Kuntz. Todt però non salirà i 39 gradini di Wembley per sfilare davanti alla Regina Elisabetta e ritirare la medaglia, perché non è sicuro che ci sia un riconoscimento pure per lui. Glielo consegneranno solo sul prato londinese. Il neoacquisto del Werder, a cui i ladri ruberanno la medaglia, verrà anche insignito insieme a tutta la squadra, del Silberne Lorbeerblatt, la più alta onoreficenza sportiva della Repubblica Federale. Jens, che non scenderà più in campo con Nationalmannschaft, continuerà a giocare fino al 2003, conquistando nel 1999 con il Werder Brema anche una Coppa di Germania prima di interrompere la sua carriera a causa degli infortuni. Un percorso dignitoso, in cui sarà ricordato soprattutto quell’Europeo agguantato in extremis, vinto e visto solo dalla tribuna.

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