Ronnie Hellström, uno svedese a Kaiserslautern

Come tra i pali aspettava solo il fischio finale. Ronnie Hellström, malato da tempo, è scomparso il 6 febbraio. Con lui se ne va a causa di un tumore una leggenda del Kaiserslautern e uno dei portieri più iconici della Bundesliga. Un “numero 1” amatissimo dai tifosi dei “Rote Teufel”, i “diavoli rossi” che arrivò in Germania a metà degli Anni Settanta. A quell’epoca i calciatori stranieri erano pochi e per lo più provenienti dagli altri Paesi di lingua tedesca (Austria e Svizzera), dalle vicine Paesi Bassi e Belgio e dalla Scandinavia. Il baffuto Ronnie, capelli lunghi e biondi, fu acquistato a 25 anni dall’Hammarby, dove aveva raccolto 171 presenze in otto anni, giocando ai suoi esordi insieme al mito Lennart “Nacka” Skoglund. I “Rote Teufel” li aveva conosciuti nel 1973. La Svezia, per prepararsi allo spareggio mondiale contro l’Austria in programma a Gelsenkirchen, era stata a Kaiserslautern, dove aveva sfidato la squadra di Bundesliga. Era finita 1-0 per gli scandinavi, per cui giocava l’ala Roland Sandberg e Hellström era stato uno dei protagonisti, negando due gol a Klaus Toppmöller. A fine partita Sandberg ospita il portiere e gli fa conoscere la città. Qualche mese dopo Ronnie, che è in patria è un dilettante e che ha pure recitato nel film “Fimpen il goleador” insieme ad alcuni suoi colleghi , firma un contratto con il Kaiserslautern. Da lì a qualche settimana in Germania Ovest sarebbe cominciato il Mondiale. Nella rassegna iridata, a cui già Ronnie aveva partecipato nel 1970 (sua l’indecisione che consegnò all’Italia la vittoria nel girone eliminatorio), Hellström verrà eletto miglior numero uno del torneo. Nel girone eliminatorio la Svezia non prende neppure un gol e nella seconda partita del raggruppamento di semifinale Ronnie fa impazzire con le sue parate i giocatori tedeschi. Alla fine la Nationalmannschaft vincerà 4-2, ma solo grazie a due reti nel finale di Grabowski e Uli Hoeneß. Due giocatori che da lì a poco sarebbero diventati suoi avversari.

Con il Kaiserslautern è amore a prima vista. Hellström, aiutato dal connazionale Sandberg si ambienta facilmente anche perché capisce e parla un po’ di tedesco (l’ha studiato a scuola e l’ha “rinfrescato” prima del suo arrivo). Sarà di casa al “Betzenberg” per dieci anni. Sarà un decennio in cui lui e i “Rote Teufel”, con in campo giocatori come Hans-Peter Briegel, Friedhelm Funkel e Andy Brehme, saranno ai vertici del calcio tedesco, ma non vinceranno nulla. Sotto la guida di Erich Ribbeck prima e Karl-Heinz Feldkamp dopo otterranno due terzi posti nel 1979 (con quattordici partite senza sconfitte) e nel 1980 e due finali di Coppa di Germania perse, nel 1976 e nel 1981. Il Betzenberg diventa un campo difficile per tutti, tanto che Paul Breitner bandiera del Bayern Monaco riguardo alle trasferte a Kaiserslautern (una sola vittoria in dieci anni) era arrivato a dire più o meno. “Non ci andiamo neppure, è meglio mandargli già i punti per posta”. E il merito è anche di Hellström, diventato un idolo dei tifosi, che a ogni partita lo salutano con un “Roooooooonie” ripetuto, a cui lui rispondeva alzando il guanto. Un tipo simpatico lo svedese, con una specialità: parare i calci di rigore. In dieci stagioni di Bundesliga ne parerà più di dieci, anche se il più importante lo neutralizzò il 17 marzo 1982. Si giocava il ritorno dei quarti di finale di Coppa UEFA tra i “Rote Teufel” e il Real Madrid di Vujadin Boškov. All’andata gli spagnoli, che in campo avevano il tedesco Uli Stielike ma anche Vicente del Bosque e José Antonio Camacho, avevano vinto 3-1. Un risultato largo, ma non larghissimo. E al “Betzenberg” per i Blancos, senza Santillana e Juanito, si mise malissimo. Al 14′ erano sotto 2-0, all’intervallo 3-0 per i tedeschi. Sul 4-0 per il Kaiserslautern il Real, in 9 uomini, ha l’occasione per riaprire la partita. Funkel, autore di una doppietta in aperta, salva un gol con la mano.

Ammonizione (non c’era ancora il rosso automatico) e rigore. Sul dischetto va Cortés, ma Hellström, reduce da un grave infortunio alla spalla para. Al 90′ con gli spagnoli in otto uomini sarà 5-0 per i tedeschi. Turno passato con cocente eliminazione in semifinale subita ai supplementari dagli svedesi del Göteborg. Ronnie giocherà in Bundesliga, per altri due anni, prima di ritirarsi. Per onorarlo, lui che per rimanere ai “Rote Teufel” aveva rifiutato la corte dei New York Cosmos di Beckenbauer, viene organzzata una partita d’addio. Non è mai successo a un calciatore straniero in Bundesliga. Per giocarla il 24 aprile 1984 arrivano a Kaiserslautern una lunga fila di campioni, tra cui Paul Breitner, Sepp Maier e pure “Kaiser Franz”. È una festa grandiosa per uno dei più forti portieri mai passati per la Bundesliga, in un’epoca gli Anni Settanta e Ottanta dove i numeri uno di livello in Germania non mancavano. Dopo il ritiro Ronnie, che disputerà solo un’altra partita nel 1988 mentre è allenatore dei portieri del GIF Sundvall, rimarrà sempre legato al Kaiserslautern e lavorerà per la consociata svedese di un’azienda della Repubblica Federale, operante nel settore del “fai-da-te”. Nel 2017 è uscita la sua biografia, tradotta in tedesco nel 2019 con un titolo eloquente “Der fliegende Wikinger”, il vichingo volante. Nel 2021 gli hanno diagnosticato un cancro all’esofago, rivelatosi incurabile. Alla sua morte l’hanno pianto in tanti, soprattutto quei ragazzi che popolavano il “Betzenberg”, quando lui era tra i pali.

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